Ed ecco che tra le mura del Jazz Club si entra nel caldo della programmazione: si registra il tutto esaurito per il quartetto di Ambrose Akinmusire, trombettista d’eccellenza nonchè ormai habituè del Torrione, dove si é esibito in diverse formazioni.
Questo nuovo progetto vede il trombettista californiano affiancato da Sam Harris al pianoforte, Harish Raghavan al contrabbasso e Justin Brown alla batteria: formazione che lo accompagna per il tour internazionale di presentazione del nuovo doppio album. Giunge così a Ferrara il sound di New York City direttamente dal “Village Vanguard”, dove è stato registrato dal vivo il loro ultimo lavoro.
Il complesso, in tutta la sua originalità espressiva, comunica attraverso un linguaggio e uno stile decisamente moderni. Il modo di suonare la batteria di Justin Brown appare come un intreccio di stili e generi diversi, dove spicca la larga influenza dei ritmi latini, e suggerisce un’idea di assoluta autonomia: svincolato dal ruolo di accompagnatore, la batteria risulta un vero e proprio strumento solista quasi per l’intera durata delle composizioni, dimostrando allo stesso tempo una ferrea capacità di inserimento nel contesto del quartetto e costruendo assieme a Raghavan una coordinatissima sessione ritmica.
Le improvvisazioni di Akinmusire, il cui stile si proietta ben oltre le influenze post bop, si intrecciano perfettamente con i virtuosismi di Harris. Per l’intero concerto non si assiste all’utilizzo di alcuna sordina: un timbro nitido e delicato nelle intro e nelle ballads, a cui contrappone suoni precisi e martellanti durante gli assoli, con un impiego della tromba talvolta più “ritmico”, un sapiente uso delle dinamiche e un grande controllo dello strumento.
La predilezione da parte di Harris della tastiera synth a due ottave aggiunge al tutto sorprendenti tappeti armonici, che suggeriscono un’idea di tensione e sospensione all’interno delle composizioni. La scelta singolare di introdurre questo strumento elettronico in una formazione del tutto acustica denota una conoscenza dell’effettistica musicale da parte del musicista, oltre alla profonda conoscenza del linguaggio jazzistico più avanzato.
Non c’è che dire, il jazz è una musica in continua evoluzione e questo quartetto ne è un ottimo esempio.
Roberto Morandi, Olivia Santimone