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Musica E Pittura: L’Unione Di Due Arti Spesso Incomprese

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Sicurezza, tenacia, speranza e passione: questo è ciò che ci trasmette attraverso la sua opera il grande compositore russo Modest Petrovič Musorgskij, che decise di dedicarsi alla musica anche se questa lo condusse ad una vita di miseria.  Verso la fine del 1700 scrisse: “I Quadri Di Un’Esposizione”, un’opera pianistica di grande interesse e difficilmente collocabile in un preciso contesto storico e stilistico. I “Quadri” sono una composizione di eccezionale grandiosità: nascono nuove sonorità che si distaccavano nettamente dalla musica di quel tempo. Questo spingere il pianoforte verso nuovi confini sonori proietta i “Quadri” in una dimensione del tutto nuova, sicuramente più vicina alla modernità del primo novecento che al romanticismo ottocentesco.

Alla base di quest’opera vi è una collezione di dieci quadri, disegni e progetti di Viktor Hartmann, pittore, architetto e amico del musicista. Il compositore ha utilizzato la mostra come fonte di ispirazione, ponendosi come scopo il voler raccontare una storia diversa dal solito, attraverso la codificazione di immagini e colori in musica. Circa 54 anni dopo la pubblicazione dei “Quadri”, Kandinskij racconta questa composizione, unificando svariati tipi forme e colori in una serie di quadri. Il padre dell’astrattismo ha fatto l’esatto procedimento inverso, riportando sulla tela  le emozioni trasmesse dalla musica.

E’ di notevole importanza la “Promenade” che nell’opera si colloca tra un brano e l’altro, fungendo da filo conduttore tra tutti i quadri. Essa mantiene lo stesso tema di base, principalmente accordale (ovvero ottave con la mano sinistra e grossi accordi con la mano destra), anticipando o riprendendo le sensazioni evocate dai vari disegni. Il primo quadro che si incontra è “Gnomus”.  Attraverso suoni duri e cupi riesce a rendere perfettamente l’idea di qualcosa di pesante e grottesco che si muove, uno gnomo appunto. Con questo brano il pianoforte retrocede quasi a strumento primitivo. A suoni di grande potenza e sonorità si alternano lunghi silenzi; il tutto ha un grande impatto sonoro ed emotivo, ricco di colori e sfumature. Succede “Il vecchio castello”, nel quale troviamo una languida melodia nella tonalità di sol diesis. Il brano è immerso in una evocativa e individuale atmosfera. Emerge in tutto e per tutto la solitudine che affligge l’animo umano. Le sonorità richiamano quelle di un oboe o un flauto traverso, magari suonate da un viandante davanti ad un castello medievale.

La successiva “Promenade” anticipa il pezzo più europeo della sua composizione: “Tulieries”, brano di notevole intimità e tranquillità. Il quadro seguente è “Bydlo”. Rende l’aria trasognata e carica di attesa. L’esordio del brano è tranquillo, viene scosso, un’esplosione nella parte centrale e conclude in un decrescendo sfumato. Questo climax di suoni rende perfettamente l’idea di un carro in avvicinamento che dopo il suo passaggio si allontana dolcemente. Segue una “Promenade” che è al contempo una riflessione sul brano precedente e un anticipo di quello successivo: “Il Balletto Dei Pulcini Nei Loro Gusci”, un breve pezzo, quasi un piccolo scherzo, ricco di luminosità, brio e semplicità. L’opera volge al termine con  “La grande porta di Kiev”. Allegro, maestoso, imponente, un vero e proprio capolavoro orchestrale. 

Con questo brano si conclude un viaggio attraverso l’arte, la musica, i colori, le sensazioni e le emozioni. Il compositore russo è riuscito perfettamente nel suo intento, ovvero spiegare l’arte attraverso la musica e viceversa. Ha reso questa composizione qualcosa di totalmente innovativo, aggiungendo un pizzico di curiosità e stima per il fantastico mondo della musica classica.

Chiara Finotello.

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