22 Dicembre 2002, Joe Strummer muore a causa di una disfunzione cardiaca che non gli è mai stata diagnosticata. Il frontman di una della più importanti e rivoluzionarie band del secolo scorso, un icona punk, simbolo di un movimento finito nel dimenticatoio e assorbito dallo stesso sistema che esso criticava.
Per i più ciò che rimane sono delle magliette o quel “London Calling” che compare nelle foto ogni volta che qualcuno parte per visitare la capitale inglese.
Ma Strummer “Lo Strimpellatore”, nato John Graham Mellor ad Ankara è un importante esempio musicale per il suo eclettismo e il suo amore per la musica, sincero, disinteressato al guadagno economico fine a se stesso e soprattutto umano, molto umano.
I suoi testi incitavano all’attivismo, al prendere consapevolezza del mondo per generare il cambiamento e non al nichilismo autodistruttivo, tematica ricorrente nel movimento punk.
Ruvido, critico ma anche capace di accarezzarti dolcemente, un innovatore che assorbiva tutti gli input che un mondo caotico e in continua evoluzione inviava.
Ed è in questa nuova raccolta “JOE STRUMMER – 001”, dove in copertina è raffigurato un suo primo piano tratto dalla patente californiana, che si possono apprezzare tutte le sfumature di questo genio dimenticato, selezione che comprende materiale per la maggior parte extra-Clash raccolto dalla moglie Lucinda Tait Mellor rovistando all’interno di sacchetti che Joe stipava sotto un portico.
Un disco moderno, 32 canzoni che spaziano tutti generi, dal rockabilly al pop passando per il reggae, folk e colonne sonore. Non mancano collaborazioni con grandi artisti come Johnny Cash in una toccante versione di Redemption Song di Bob Marley.
Non voglio parlare delle canzoni né analizzarle in modo freddo e tecnico, ma raccontare quello che per me significa questa pubblicazione.
Una raccolta molto significativa per mantenere vivo il ricordo di un personaggio che ha segnato profondamente la musica del secolo scorso che io ho acquistato nella versione doppio CD, solo musica insomma. Ne esistono anche versioni deluxe e super deluxe che esulano dal pensiero di un uomo per diventare mere operazioni di marketing mirate, lo stesso sistema che ha sconfitto il punk insomma.
In conclusione per me più che una celebrazione è un’enciclopedia della musica moderna che unita alla storia di Joe ha molto da insegnare alle generazioni più giovani perché si può realmente apprezzare la sincerità e il piacere di fare musica senza pregiudizio. Semplice espressione artistica senza fronzoli dove traspare l’anima dell’artista e il potere di espressione della musica quando viene dal profondo. Non è un disco per fanatici o per fan dei Clash ma è una raccolta per chi ama la musica.
In un 2018 dove la musica vive una profonda crisi dove non c’è più cura e ricerca del suono e i testi si semplificano e si aggrovigliano ad un edonismo spicciolo, echi dal passato continuano a ricordarci qual è la strada da percorrere perché in fin dei conti la nostra umanità è il difetto che ci salverà ed è per questo che fotteremo sempre il sistema. “Il Futuro non è scritto” ed è questo il momento per alzarci dalle nostre comode poltrone, spegnere la connessione dati dei nostri smartphone o Netflix e uscire per guardare il mondo e iniziare scrivere il nostro futuro.
Raffaele Cirillo